Il progetto originario di Jappelli prevede l’accesso principale alla prioprietà a est, dove, al tempo, passava la strada comunale: un grande portale con cancello in ferro in stile egizio, i cui battenti sono ornati dalle sagome di un cane e di una leonessa, seguito poi da un arco trionfale eretto in onore di Garibaldi, ospitato in villa il 5 marzo 1867.
C’è tuttavia anche un accesso occidentale, un tempo costituito da un grande arco con, sulla sommità, due palle di pietra che ora affiancano il portale d’ingresso.
Dotata di due importanti adiacenze adibite a servizi residenziali e agricoli, la villa esibisce uno Zoccolo bugnato e cinque arcate con chiave di volta trapezoidale. Ha pianta a griglia quadrata ulteriormente suddivisa in ambienti quadrati, tetto a capanna con tre oculi sul timpano superiore. L’ingresso, duplice, è a livello del giardino e si articola attorno ad un salone passante, originariamente adibito al transito delle carrozze.
Verso valle la facciata è ornata da un pronao con otto colonne ioniche e timpano scolpito da Marco Casagrande (1804-1880), allievo di Canova, che rappresenta l’Architettura che accoglie le altre arti sorelle: pittura, scultura e poesia e musica. Le figure sono a grandezza naturale.
Dall’androne passante del pianterreno, con una scala a tenaglia in pietra rossa, si giunge al piano nobile nel grande salone a vela affrescato da Giovanni Antonio De Min (1786-1859) con scene ispirate al De Bello Gallico di Giulio Cesare: la vittoria sugli Elvezi e il passaggio delle Alpi. Alle pareti due splendidi monocromo: il trionfo a Roma e le Idi di marzo (De Bello Civili).
Attorno al salone, in un perfetto schema simmetrico di impianto neoclassico, sono disposti quattro salotti e l’accesso all’imponente pronao ottastilo.
Le adiacenze della villa e il terreno circostante.
Direttamente adiacente alla villa verso est si trovano i soli muri perimetrali di un corpo su due piani, originariamente adibito a studiolo di Bartolomeo Gera, ove è andato perduto il maestoso affresco del De Min “Sbarco di San Saba a Costantinopoli” a causa di un incendio avvenuto 13 settembre 1943.
Nelle immediatamente vicinanze un fabbricato agricolo, adibito tradizionalmente a stalla, fienile, deposito attrezzi e allevamento dei bachi da seta completa l’insediamento di villa Gera.
La Proprietà è delimitata a ovest dalle mura medievali del borgo e del castello e dalle mura carraresi della città di Conegliano.
Il camminamento superiore delle imponenti mura carraresi che fiancheggiano la calle della Madonna della Neve, accessibile dal giardino e dal frutteto, è raggiungibile dalla villa attraverso un ponticello e termina a nord con un tempietto votivo del 1817 dal quale si gode una vista impareggiabile verso le colline, le Prealpi e il Piave, a sud si conclude con un belvedere che domina la città e la pianura.
Un ulteriore accesso alla proprietà (l’antico ingresso cittadino, a 100 passi) è costituito, a sud, da una finta grotta ornata da una statua ottocentesca della Madonna, con attribuzione incerta (Casagrande o Torretti), e da una galleria in mattoni faccia a vista lungo un percorso che costeggia le mura della calle della Madonna della Neve.