Introduzione

Questa è casa nostra.


Lo è da sempre, fin dal lontano 1827, anno in cui Bartolomeo Gera, importante esponente della vita culturale coneglianese dell’epoca, ne commissionò la progettazione a Giuseppe Jappelli. Adagiata sulla collina del Castello, la villa domina la città, offrendo allo sguardo la bella facciata neoclassica a 8 colonne ioniche sormontate da un maestoso timpano, le cui sculture, raffiguranti l’Architettura che ospita le Arti Sorelle, sono opera di Marco Casagrande, rinomato scultore dell’epoca e avviato all’arte dallo stesso Bartolomeo Gera. L’ampio salone al piano nobile fu affrescato nel 1837, sempre per volere dell’infaticabile committente, da Giovanni Antonio De Min che, contravvenendo a tutti gli accordi presi, decise di rappresentare emblematiche scene tratte dal “De bello gallico” e da altri episodi della vita di Giulio Cesare, che ritraggono la tumultuosa storia degli Elvezi, con evidenti riferimenti alla dominazione asburgica nel Lombardo Veneto.

L’opera piacque a Gera tanto che, nel 1844, richiese a De Min un secondo affresco, lo sbarco di San Saba a Costantinopoli, da realizzarsi nel nuovo salone dell’ala orientale.


Era casa nostra anche quando, per la sua bellezza e per la posizione strategica, ospitò presenze estranee alla famiglia, gli austriaci prima e i gerarchi fascisti poi, e quando, alla precipitosa partenza di questi ultimi nel settembre del 1943, l’ala orientale fu devastata da un furioso incendio di cui sono ancora visibili i segni e le rovine e che distrusse irrimediabilmente il secondo affresco.


Rimase casa nostra pure nel 1951, alla morte dell’ultimo Bartolomeo Gera, quando la linea di successione maschile si esaurì e la dimora venne ereditata da Giulia Gera Minucci, una delle sei figlie, che vi andò ad abitare col marito, il Generale Guido Sinopoli.


Giulia e Guido amarono incondizionatamente questo luogo, la sua storia e le sue vicissitudini, e, grazie a loro, la villa divenne veramente “casa”, vissuta, curata e condivisa con chiunque ne volesse apprezzare e respirare l’atmosfera d’altri tempi.


E’ casa nostra ancora oggi, aperta a chi la vuole scoprire e conoscere; a chi, con amore e rispetto, la sceglie come cornice di eventi indimenticabili; e a chi, come noi, non riesce a farne a meno.


Questa è casa nostra. Benvenuti.